Ghizzano, un borgo arcobaleno

Ghizzano, borgo arcobaleno
10,3 min readPublished On: 29 Gennaio, 2023

In una caldissima giornata di Agosto, abbiamo deciso di andare a visitare un piccolo borgo chiamato Ghizzano, frazione del comune di Peccioli da cui dista una decina di chilometri. Ci avevano caldeggiato di portare i nostri passi sin qui, per scoprire le caratteristiche speciali che rendono esclusivo questo borgo di trecento anime, in cui regna la pace e la cordialità.

Ghizzano, panorama sulla valle

La strada sale dolcemente fra campi coltivati, vigne ed interminabili file di cipressi altissimi, il sole del tardo pomeriggio getta le loro ombre lunghissime creando giochi con la luce così intensa, tali da rendere il panorama che ci circonda sempre più spettacolare.

Ai nostri occhi si estende un viavai di basse colline marnose, adattissime alla piantumazione ed alla produzione qualitativa dei vigneti, di cui si vedono gli innumerevoli filari un po’ dappertutto.

Questa strada in realtà è un anello panoramico che parte da Peccioli, e lì termina collegando alcune frazioni del comune, proprio come Ghizzano, Legoli, Libbiano, Fabbrica, offrendoci il piacere di ammirare nel saliscendi delle basse colline i suoi incantevoli paesaggi arcaici, come se il tempo si fosse fermato secoli fa. Le stesse frazioni sono tutte di origine medievale, piccoli borghi e pochissime anime, proprio come secoli or sono.

Ghizzano, panorama sulla valle
Ghizzano, panorama sulla valle

Ghizzano tra borgo antico e opere moderne

Il comune di Peccioli ha saputo esaltare il territorio stimolandone ulteriormente la vocazione agricola, ma anche valorizzandone la cultura ed il turismo, con l’arricchimento di opere d’arte moderna che riguardano anche le sue frazioni.

Ed è raccontando delle opere d’arte che vogliamo incentrare il nostro articolo, scoprendo ciò che è stato fatto a Ghizzano e per Ghizzano, dapprima conosciuto solo localmente, adesso meta di un turismo sempre più diffuso grazie alla singolarità delle opere esposte, creazioni di illustri artisti contemporanei.

E’ proprio questo amalgama fra il borgo antico e le opere moderne a creare un effetto scenico sorprendente.

Come un sipario che si alza facendo intravvedere la scenografia di un medioevo toscano in mezzo al quale appaiono forme, materiali, significati, completamente diversi ed inaspettati ma capaci di integrarsi armoniosamente nel loro contesto arcaico.

Brevi cenni storici

Il borgo di Ghizzano fu anticamente un insediamento romano e longobardo, le prime fonti d’archivio sono antecedenti all’anno 1.000 d.C., successivamente l’abitato fu vassallo del castello della nobile casata dei Pannocchieschi dal X al XIII secolo; subì le rivalità fra Guelfi fiorentini e Ghibellini pisani, sorte che toccò a tanti paesi della zona in quel periodo.

Alla fine delle ostilità il castello fu restituito a Pisa nel 1364, sotto il controllo dei nobili Venerosi dei conti di Strido, che si stabilirono nella parte più alta del paese, dove era situata la rocca, trasformata in residenza.

I Venerosi contribuirono allo sviluppo economico della frazione nel corso dei secoli, dando vita alla Tenuta di Ghizzano, società agricola ancora oggi attiva e di proprietà dei Venerosi Pesciolini, della cui nobile famiglia parleremo più avanti.

Ghizzano, l’Oratorio

Prima di entrare in paese, percorrendo la Via di Ghizzano alla destra spunta una chiesetta, detta Oratorio e dedicata alla Santissima Annunziata, che custodisce una mirabile e quattrocentesca Annunciazione in legno intagliato e dipinto, attribuito a Tommaso Pisano.

Davanti al portale ed ai lati di questo, sono collocate due sculture a forma di cilindri su cui poggiano due panche, il cui colore bianco contrasta col colore mattone della facciata, opera di due artisti olandesi.

All’interno dell’Oratorio un’opera del nostro contemporaneo Vittorio Corsini, a nostro modestissimo parere una realizzazione assai “onirica”, specie se assorbita dai nostri sensi assieme al racconto narrante.

Due sedie, una di fronte all’altra, in mezzo una colonna costituita da due elementi sovrapposti in marmo bianco, scanalati e tronco-conici alla cui sommità, dentro una piccola conca, una manciata di biglie color rosso intenso a simboleggiare il sangue versato.

Apparentemente decadentista, in realtà questa è un’opera in grado di esaltare certe interiorità dello spirito nel momento del dolore, dello sconforto e della rassegnazione, facenti parte anch’esse della nostra esistenza.

Un accenno alla speranza è dato dalle due teche con gli ex-voto proprio sopra l’opera, non si sa se siano state collocate lì appositamente, ma di sicuro aumentano l’effetto suggestivo.

Sul retro dell’Oratorio scorgiamo un parallelepipedo in pietra con tante sfumature blu-azzurre, nel cui centro si scorge un foro alto come il blocco stesso, del quale non riusciamo a comprenderne al momento il significato. Lo scopriremo tra non molto.

Ghizzano, retro Oratorio con Solid Sky di Alicja Kwede
Ghizzano, retro Oratorio con Solid Sky di Alicja Kwede

Solid Sky, la sfera blu di Alicja Kwede

Entrando nel paese, decidiamo di incamminarci partendo dal piede del campanile della chiesa medievale dedicata ai Santi Germano e Prospero, con all’interno una copertura a volta riccamente decorata. Nella piazzetta antistante la chiesa è esposta un’altra meravigliosa creazione artistica: è stata denominata Solid Sky dalla sua creatrice Alicja Kwede.

Ghizzano, Solid Sky la sfera blu di Alicja Kwede

Si tratta di una sfera alta circa 120 cm., realizzata da un blocco di pietra sudamericana detta Azul Macaubas, che si caratterizza da un “fondo” di colore blu e che comprende delle strie che virano cromaticamente al celeste.

L’opera in realtà è composta da due elementi: un grande blocco cubico scavato al suo interno e da esso ne esce la sfera dalla superficie perfettamente levigata, che si contrappone visivamente all’aspetto non finito del blocco. Dislocate a distanza l’una dall’altra, queste due presenze scultoree sono idealmente collegate tra loro. Ora abbiamo scoperto il significato di quel blocco forato presente nel prato dietro l’oratorio.

Le nostre impressioni sono quelle di poter abbracciare idealmente con un gesto d’amore la nostra amata Terra, definita appunto il pianeta blu, così come blu intenso è il colore di questa pietra, con quelle striature celesti orizzontali. Abbracciandola, abbiamo sentito vibrare una armoniosa energia che a poco a poco ci donava pace e serenità.

Forse una pura energia si sviluppa davvero da questa pietra che viene da molto lontano, o forse sarà stata solo suggestione.
Un altro mondo. Finiremo per illuderci di credere al potere della pietra.

Due signori del posto ci indicano la strada da percorrere per vedere le altre opere presenti a Ghizzano ed infatti una ci appare subito dopo, in una piazzetta attigua, dedicata alla nobile famiglia dei Venerosi Pesciolini.

Patrick Tuttofuoco e l’opera prima del trittico “Elevatio Corpus”

Una sensazione mistica ci colpisce subito osservando quest’opera dell’artista Patrick Tuttofuoco, già autore di un’altra realizzazione spettacolare in Peccioli.

Un pannello di colore verde chiaro illuminato da un neon dorato disposto come fosse una semi-aureola, fanno da sfondo a due mani che si innalzano verso il cielo.

Ghizzano, un'opera del trittico "Elevatio Corpus" di Patrick Tuttofuoco
Ghizzano, un’opera del trittico “Elevatio Corpus” di Patrick Tuttofuoco

La posizione della scultura, ovviamente in alto, secondo noi celebra il desiderio da parte dell’Uomo di unirsi con l’Empireo, di elevarsi fisicamente e spiritualmente per raggiungere vette sempre più alte di coscienza e di spiritualità.

“Elevatio corpus” è infatti il titolo dato a quest’opera, la cui disposizione delle mani è ispirata a un ciclo di affreschi che Benozzo Gozzoli realizzò a Legoli, altra frazione di Peccioli, dove l’artista fiorentino si ritirò per sfuggire all’epidemia di peste.

Una rilettura della spiritualità del passato rivista in chiave postmoderna e realizzata coi materiali ad uso comune oggigiorno, un ulteriore sublime trait d’union che contraddistingue la vocazione artistica di Peccioli e delle sue frazioni.

Ghizzano, il Castello

Passeggiamo incuriositi al fianco di palazzi che un tempo formavano le mura del castello e che sono stati modificati per farne abitazioni in tempo di pace.

La dimora dei nobili Venerosi Pesciolini

All’improvviso alla nostra sinistra ci appare la facciata e lo spiazzo antistante di un superbo palazzo signorile, del tutto simile ad una villa medicea, a cui si accede da una scalinata in pietra fiancheggiata da alti muri coperti di edera. Il cancello d’ingresso è formato da due colonne sulle quali alloggiano due busti di patrizi romani, dei quali non se ne conosce la provenienza.

L’architrave è in ferro, come la cancellata, ed al centro compare lo stemma dei Venerosi Pesciolini, nobili locali le cui origini risalgono al tempo di Carlo Magno, nonché proprietari della famosa Tenuta di Ghizzano. La visione dell’insieme potrebbe essere magnificamente utilizzata come sceneggiatura cinematografica talmente l’abbiamo trovata suggestiva.

Ghizzano, il Giardino Sonoro

Voltando le spalle a questo bellissimo palazzo, scopriamo un sublime giardino all’italiana, sempre di proprietà della famiglia Venerosi Pesciolini, dove durante l’anno vengono organizzati eventi e manifestazioni culturali e musicali.

Questo è il Giardino Sonoro di Ghizzano, dove forme artistiche umane prendono vita da vecchi tronchi e dalla sapienza di eccellenti artisti contemporanei. Altre opere in marmo di Carrara si alternano lungo i vialetti e i labirinti del parco creando un netto contrasto con le mille sfumature del verde circostante.

Altri esempi di arti figurative e scultoree si trovano nel parco e nelle sale adiacenti, creando un caleidoscopio di forme e di colori molto significativo.

Una splendida cornice, curata con passione, all’interno della quale si trovano anche rarissime piante esotiche oltre ad una ventina circa di testuggini terrestri, salvate dalle strade che qui hanno trovato un dolce riparo e nutrimento. Tanto la dimora quanto il giardino sono visitabili previo appuntamento, vi assicuriamo che ne sarete soddisfatti, anche grazie alla affascinante gentilezza della proprietaria che vi farà da guida.

Adesso il clima in questo tardo pomeriggio si è fatto piacevolissimo, il cielo è di un azzurro brillante e le poche nuvole radunate in uno spazio, sembrano anch’esse opere d’arte che qualcuno è riuscito ad appendere fin lassù.

Patrick Tuttofuoco, opera seconda del trittico “Elevatio Corpus”

Proprio osservando la bellezza del Creato col naso per aria, ci accorgiamo di una strana sagoma fatta da tubi di neon appesi ad una struttura metallica, ma non riusciamo a coglierne l’immagine.

Dovremo aspettare il crepuscolo e l’oscurarsi del cielo e veder brillare i neon per capire che essa è la sagoma di un mezzo volto diafano a nostro parere androgino, forse circondato da un’aureola appena tracciata, che richiama sicuramente il volto di un Santo o di una Santa in un qualche dipinto del Benozzo Gozzoli.

Ghizzano, opera del trittico "Elevatio Corpus" di Patrick Tuttofuoco
Ghizzano, opera del trittico “Elevatio Corpus” di Patrick Tuttofuoco

L’opera, la seconda del trittico “Elevatio corpus” , che a questo punto pensiamo sia una ricerca artistica ben definita, sempre di Patrick Tuttofuoco, è affascinante nel suo prendere forma a poco a poco, quasi incorporea a donare la suggestione di qualcosa di inarrivabile, che si manifesta con etereo e soave distacco.

Ghizzano, Via di Mezzo

E finalmente arriviamo nella Via di Mezzo, la famosa via caratteristica di Ghizzano denominata “via arcobaleno”, che ci ha lasciati letteralmente a bocca aperta.

L’Inglese David Tremlett ha immaginato la Via di Mezzo come un’unica grandiosa tela, dove le case medievali e rinascimentali perdono la loro definizione del tempo grazie ai colori che ne riempiono le facciate oltre che la nostra visione sensoriale.

Non c’è bisogno di molte parole per descrivere questa opera d’arte urbanizzata, resa ancora più suggestiva da leggeri giochi di forme e di contrasto cromatico attorno alle porte ed alle finestre. I colori dominanti sono le diverse sfumature del verde, il rosso ed le sfumature di marrone, richiamo ed omaggio alle colline circostanti.

Ogni casa ha un colore diverso dall’altra, l’effetto cromatico realizzato crea a sua volta una sorta di modularità dinamica che converge anche nella sensazione di spazio. Infatti, tale è l’effetto sensoriale che la via pare essere addirittura più lunga che in realtà.

Quindi tempo e spazio qui trovano una definizione molto diversa dal solito, creando una visione astratta capace di espandere le nostre emozioni oltre l’ordinario, ovvero verso nuovi interessanti confini.

Patrick Tuttofuoco, opera terza del trittico “Elevatio corpus”

Mentre ammiriamo la Via di Mezzo, fra due muri si erge una scalinata, in cima alla quale c’è una piccola piazzola dove l’artista Patrick Tuttofuoco ha esposto la terza opera del trittico della sua ricerca artistica “Elevatio Corpus”.

Dei profilati metallici sagomati creano una sensazione come di un corpo, piegato dalla fatica che si regge al suo bastone con un solo braccio visibile, ma che incede verso una sacralità che resta sospesa nella nostra immaginazione.

Il braccio sinistro stringe saldamente l’asta di metallo che funge anche da stabilizzatore dell’intera opera.

Ghizzano, opera del trittico "Elevatio corpus"
Ghizzano, opera del trittico “Elevatio corpus”

Lo stupore ci colpisce ancora una volta.
Benchè siamo appena neofiti della cultura artistica d’avanguardia, restiamo impressionati dalle opere presenti a Ghizzano e dai loro contenuti, e consigliamo a tutti una gita in questo borgo incantevole.

Per scoprire emozioni e suggestioni non ordinarie di cui la nostra mente si nutre, espandendo le percezioni sensoriali e con queste ampliare le vie della propria conoscenza, trasformando l’ignoto in una piacevole emozione.

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