Volterra dal Medioevo ad Oggi

Volterra, dalla Storia millenaria. Volterra, non solo città stato potentissima regina del mondo etrusco e non solo fiera antagonista dei Romani. Volterra che, come altre città etrusche, non fu sottomessa a Roma ma ne diventò l’anima, il cuore ed il cervello, riuscendo a far penetrare il suo potere e la propria cultura nella linfa vitale della Caput Mundi. Ma Volterra, la magica città ricca di storia e di misteri, non divenne famosa solo per quel preciso periodo storico, di cui abbiamo accennato in un nostro precedente articolo, ma fu epicentro anche della cultura medievale ed oltre.
Volterra infatti ripercorre la sua ricchissima Storia millenaria anche attraverso gli eventi che caratterizzarono il Medioevo, dalla fine del Sacro Romano Impero sino al Rinascimento ed oltre.
I nostri passi si apprestano ad attraversare ancora una volta un affascinante stargate e ci conducono, attraverso le testimonianze storiche, a riconoscere l’importanza dei muri, degli archi, dei selciati, delle piazze, delle chiese e dei palazzi che adornano questa meravigliosa città.
Armatevi di curiosità e seguiteci in questo viaggio “volterrano”.
Volterra agli inizi del Medioevo
Per avventurarci nelle pieghe del tempo medievale, è importante sapere che ogni anno, nella domenica precedente il ferragosto ed in quella successiva, Volterra si veste proprio di Medioevo. Questo evento si chiama “Volterra A.D. 1398” ed è una fantastica rievocazione della vita di allora che raccontiamo qui.



A rendere più suggestivo l’evento, oltre alla bravura delle innumerevoli comparse, gran parte del merito spetta alla città stessa, così ricca di storia medievale e di scorci pittoreschi, che hanno persino mantenuto l’urbanistica di allora.
Ci si insinua in strette vie un tempo percorse solo da carri e da cavalli, confinate da alti palazzi di pietra sgrezzata, coi suoi massicci portoni in legno ricavati dalle ricche foreste circostanti. Sparsi per i muri si vedono ancora gli anelli saldati alla pietra dove attaccare le redini dei cavalli, oppure i sostegni dove posare le torce per illuminare il buio delle notti.

Percorrendo queste caratteristiche vie, ci si rende conto della ricchezza della città la quale, dopo un periodo di buio e di decadenza, seppe risollevarsi e ritornare ai suoi splendori, ambita da città potentissime come Pisa, Siena e Firenze. Ma anche nei periodi più oscuri, Volterra seppe sempre offrire un lume di luce alla Storia ed ora scopriremo il perché.
Andiamo per ordine.
Nel periodo successivo alla fine dell’Impero Romano, dove la Storia fa nascere il Medioevo, anche Volterra fu segnata da anni di oblio nei quali la città non ha lasciato alcuna notizia di sé, se non che venne assediata nel VI secolo dalle orde degli Ostrogoti di Totila.
Ma tralasciando le leggende e rituffandoci nella realtà, un’altra luce volterrana brillò per illuminare la Storia, e si tratta del secondo Papa le cui origini sono proprio di qui. Leone I, conosciuto anche come Leone Magno (vissuto nel V secolo), viene ricordato come uno tra i più significativi e importanti pontefici dell’antichità cristiana.
Si può definire come il Papa che trascinò il mondo – non solo quello ecclesiastico – verso il Medioevo. La leggenda vuole che sia stato proprio lui ad incontrare Attila, il terribile capo degli Unni nei pressi di Mantova, e a convincerlo a non distruggere Roma e ad avviare negoziati di pace con l’imperatore.
Dobbiamo adesso fare una considerazione storica, per capire un po’ meglio il contesto politico e sociale di allora. Ciò che viene definito come la nascita del Medioevo fu un periodo di forti controversie e di laceranti lotte di potere che riguardarono Roma e tutto il resto della nostra penisola.
Si sparse ben presto la notizia che non esisteva più il fortissimo potere centralizzato dell’Urbe, le orde barbare come detto precedentemente, assediavano le città portando terrore, morte e devastazione. Quasi tutte le città furono sottomesse e governate dalle stesse popolazioni del Nord, soprattutto di stirpe germanica.
Volterra subì la medesima sorte, infatti nei secoli seguenti la città venne governata dai Longobardi e dai Franchi sino ad arrivare al X secolo, quando iniziò il potere temporale dei vescovi.
Contemporaneamente, il risveglio economico generale, di cui appare qualche barlume negli ultimi tempi longobardi, porta la città ad essere nuovamente il polo di focalizzazione non solo degli interessi religiosi, ma anche della vita sociale, economica e giurisdizionale del contado. Soprattutto in concomitanza ad altrettante feste religiose furono allestiti “mercati” molto importanti per Volterra, i quali, oltre a dimostrare la ripresa dei traffici e dei commerci in tutto il territorio, rivestirono un’importanza strategica significativa essendo mercati franchi, ovvero esenti da gabelle.
Si cercò insomma di mettere in atto proposte progressiste e Volterra ne fu partecipe. Il potere vescovile fu favorito dagli stessi imperatori barbari che concessero loro il governo della città e i vescovi lo estesero alle vicine città di San Gimignano e di Colle val d’Elsa. Questo potere toccò il suo culmine all’epoca di Galgano Pannocchieschi, vescovo e governatore di Volterra per conto di Federico Barbarossa.
Il suo governo fu però talmente dispotico, ingiusto e crudele che costrinse il popolo volterrano alla ribellione. Dopo l’ennesima ingiustizia, lo stesso Galgano venne massacrato dal popolo inferocito sulla soglia del Duomo nel 1170. Questo fatto cambiò lo scenario politico della città e non solo di essa, estendendosi a macchia d’olio: non più il potere in mano ai vescovi ma ai comuni stessi.
Gli allora capi della rivolta anti-vescovile furono i locali signori feudali e gli esponenti della nascente borghesia comunale. Ma ben presto Volterra dovette attuare anche una politica “fuori dalle mura”, tutta rivolta alla sua conservazione e molto conciliante verso Pisa, Siena e soprattutto verso Firenze, le tre potenti città che circondavano Volterra e che ambivano al suo possesso, così come abbiamo accennato precedentemente.
Dopo questa parentesi storica ci rituffiamo nell’oggi.
Architettura medievale a Volterra
Riportiamo i nostri sensi su Piazza dei Priori sulla quale si affacciano splendidi palazzi come lo stesso Palazzo dei Priori, ma non solo, infatti si possono ammirare anche il Palazzo Pretorio e la Torre del Porcellino, formato da più corpi di fabbrica, sede dei Podestà e dei Capitani del Popolo. Sulla torre, concordemente ritenuta una delle più antiche della città, sopra uno sbalzo c’è la sagoma di un porcellino da cui il popolare nome dato alla Torre.

Nel XIII secolo la caratteristica architettonica del tempo consistette nella costruzione di case-torri, fatte erigere dalle famiglie nobili e più facoltose per difendere sé stessi dalle incessanti guerriglie intestine, soprattutto fra le fazioni guelfe e ghibelline, così da manifestare il proprio prestigio e la propria forza.
Anche Volterra si adornò di case-torri, pur non essendo più oggigiorno ricca di queste costruzioni come la vicina San Gimignano. Si possono ammirare tuttavia oltre a questa descritta le tre case-torri rimaste, denominate casa-torre Buonparenti, casa-torre Toscano e casa-torre Baldinotti.
Tutta la Piazza dei Priori è circondata dalle facciate di altri palazzi medievali che creano una cornice suggestiva e magica, adornati da bellissime bifore, come decine e decine di occhi che ci fissano, secolari, seguendo ogni nostro passo e si compiacciono del gioiello a cui appartengono.

Un vicolo stretto e buio (detto “chiasso”) sul lato destro del Palazzo Incontri (oggi sede della Cassa di Risparmio di Volterra), ci conduce in via dei Sarti, dove fra negozi e botteghe si può ammirare il Palazzo Minucci – Solaini e poco più avanti il Palazzo Viti, sede del suggestivo Teatro Persio Flacco.

Un accenno particolare va alla prospiciente piazza di San Giovanni, nella quale si affacciano il Duomo ed il Battistero.
Un’altra opera medievale meritevole di interesse si trova nella parte bassa della città e si tratta della Fonte di Docciola.
Molte sono le botteghe di generi alimentari che costellano le vie storiche della città e che offrono una miriade di prodotti locali della tradizione enogastronomica volterrana, che da queste parti è davvero molto fornita.
Dai prodotti di cacciagione (soprattutto il cinghiale) e di norcineria in tutte le sue lavorazioni, a squisite forme di pecorino e di altri formaggi ciascuno con le proprie caratteristiche, alle centinaia di eccellenti vini rossi e bianchi profondamente territoriali, il cui sapore ne identifica la provenienza, per finire al ricchissimo menu dei dolci, la maggior parte dei quali di origine medievale e rinascimentale, come le ciambelle, il panforte od il castagnaccio.

Vi consigliamo di entrare in queste botteghe per rimanerne affascinati, grazie alla ricchezza gastronomica così satura di Storia e di territorialità.
Volterra nel Rinascimento ed oltre
Ma Volterra prosegue il suo cammino nella Storia lasciandoci molti altri segni del suo splendore, superando momenti felici ed altri oscuri, ma sempre con la regale dignità che la contraddistinse. Tante altre opere medievali assai interessanti sono da vedere, ma lasciamo adesso che sia la curiosità del visitatore a scoprirle ed apprezzarle.
I nostri passi ci conducono adesso verso alcune testimonianze del Rinascimento, dove lo spirito volterrano e la potenza fiorentina si fondono, manifestandosi proprio attraverso l’immagine sovrastante e dominante della sua maestosa fortezza. L’imponente struttura difensiva che sovrasta Volterra, denominata Maschio (o Mastio), si erge prestigiosa e solenne sopra le strade che portano in città, specchiandosi nell’azzurro del cielo con la sua possente e grigia muraglia impenetrabile.
Nel Rinascimento la città di Volterra si abbellì dello stile tipicamente fiorentino: palazzi come quelli delle famiglie nobili volterrane (Pilastri, Ricciarelli, Minucci e Gherardi) ed altri, osservabili soprattutto nell’odierna e romantica via Gramsci, conoscono un rimodernamento delle facciate e un adeguamento delle antiche torri al nuovo gusto diffuso dalla città dominante.
Di questo periodo è interessante visitare il Palazzo Vescovile, detto “la Vendita”, opera di Antonio da San Gallo il Vecchio, alle spalle della Piazza dei Priori.

Volterra negli anni successivi perse definitivamente la propria indipendenza e rimase sottomessa all’egemonia dei Medici, diventando così in modo quasi anonimo una delle città dello stato mediceo di cui seguì le sorti.
Il Seicento e il Settecento furono secoli in cui la città subì una grossa flessione demografica causata dalla crisi economica che colpì la Toscana di allora, accelerata altresì dalle epidemie di peste del 1630 e del 1656, nonchè dalla disastrosa siccità del 1732. In questo periodo di grande crisi è da segnalare tuttavia la presenza in città del pittore Salvator Rosa che, dal 1654 al 1657 lasciò qui alcuni suoi pregevoli lavori.
La ripresa, una lenta ripresa, si ebbe dopo il passaggio al Granducato ai Lorena, ci fu un rifiorire dei mercati e dei prodotti dell’artigianato locale, in particolar modo quello legato all’alabastro. Gli stessi artigiani crearono proprio in questi anni le migliori realizzazioni, facendone scuole di stile perlopiù neoclassico, ma che resistono ancora oggi confondendosi con le realizzazioni artistiche più moderne, nelle quali risalta l’originale e tenace creatività volterrana.

E accennando alla creatività tipica volterrana, ricordiamo che nella serata del secondo sabato di settembre, in città si svolge la “Notte Rossa” un appuntamento molto atteso dagli stessi volterrani e proprio per questo più interessante anche per turisti e visitatori.
Intrattenimenti musicali, letture, brevi performance teatrali si ripetono ogni mezz’ora nelle numerose location dislocate in tutto il centro storico allo scopo di stimolare i visitatori a spostarsi da un luogo all’altro, per scoprire o riscoprire Volterra.
Una serata ricca di musica e di cultura, realizzata grazie alla collaborazione di tante cittadine e cittadini che per amore di Volterra mettono volentieri a disposizione gli angoli più caratteristici ed esclusivi, riempiendo le strade delle loro capacità artistiche ed invogliando così il turista a vivere esperienze e suggestioni in questo luogo unico al mondo.

Per maggiori informazioni su itinerari, eventi, musei, potete visitare il sito ufficiale del Consorzio Turistico di Volterra cliccando qui.
Con il contributo di:
– Franco Porretti “Volterra Magica e Misteriosa”, anno 2001 Pacini editore.
– R. Staccioli “Storia e civiltà degli Etruschi”, anno 1981, Newton Compton Editori
– N. Rudd, Persio, in Letteratura Latina Cambridge, vol. 2, Da Ovidio all’epilogo, Milano, Mondadori, 2007.
– Bianca Maria Felletti Maj, La tradizione italica nell’arte romana, G. Bretschneider, Roma 1977
– Ovidio Lari, I santi Giusto e Clemente, patroni di Volterra: ricostruzione storica, Siena 1962 (poi 2002)