Certaldo, paese delle novelle

Certaldo è un ameno paese affacciato sulla val d’Elsa, inserito geograficamente in un bacino idrico che deve il nome al fiume Elsa, il quale ebbe una notevole importanza nella zona.
Non è possibile infatti separare un abitato, soprattutto medievale, da un corso d’acqua. Il fiume, l’acqua, è la vita a cui attingere, è sempre stata la maggiore fonte di ricchezza per l’uomo, così si spiegano gli innumerevoli insediamenti in prossimità del suo corso.
Seguendo il fiume che nasce a Sud nei pressi di Siena e finisce a Nord gettandosi nell’Arno fra Empoli e San Miniato, nel suo complesso bacino si trovano infatti alcuni fra i più interessanti paesi della Toscana: Barberino, Casole d’Elsa, Colle val d’Elsa, Castelfiorentino, Castellina in Chianti, Empoli, San Miniato, Monteriggioni, Poggibonsi, Radicondoli, San Gimignano, Tavarnelle, ..e lo stesso Certaldo.
La singolarità consiste nel fatto che tutti questi paesi erano costruiti in cima alle colline per rendere più difficoltosi eventuali assedi, ma non tutti potevano contare su falde acquifere da cui prelevare l’acqua, e molte volte le cisterne per raccogliere l’acqua piovana non erano sufficienti per tutta la popolazione.
Ecco perché i corsi d’acqua nelle vicinanze erano vitali, ed ecco quindi che il bacino del fiume Elsa calamitò una delle più alte densità di popolazione di allora, concentrata in questa moltitudine di paesi.
Certaldo, il paese rosso
Dopo questo doveroso preambolo, occupiamoci di Certaldo, tralasciando per adesso la parte bassa del paese, edificata dal XVII secolo in avanti e focalizzandoci su Certaldo alto, un meraviglioso borgo medievale molto suggestivo.
Disteso su una bassa collina, si può accedere con le auto solo se residenti, sennò si sale a piedi per una strada non molto impegnativa di quasi 1000 metri, oppure col servizio bus navetta, od ancora con la funicolare. Tutti e tre i percorsi partono dalla sottostante piazza Boccaccio di Certaldo bassa, che offre anche un ampio parcheggio per le proprie auto.
Mentre saliamo ci colpisce un effetto cromatico particolare: questo è un paese… rosso. Ma la politica qui non c’entra per nulla, infatti ci riferiamo al colore delle sue mura, rosse perché realizzate col “cotto” tipico toscano, ovvero un particolare trattamento e cottura dell’argilla.

Certaldo Porta al Sole
La pietra, che in Toscana ha molte varianti subordinate alle varie zone, qui trova posto solo nelle fondazioni, magari ad abbellire qualche portone, e nei selciati stradali vicini alle tre porte di accesso. Per tutto il resto prevale il “cotto”, antenato del moderno mattone, sdraiato e sovrapposto sulle mura e sugli edifici, a piedritto od a spina di pesce sulle strade interne (è presumibile che sulle strade sia stato posato in periodi successivi), ma anche messo di taglio sulle balaustre.

Certaldo, una via laterale
L’occhio percepisce questo colore rosso dominante con le sue sfumature ocra e come per magia entri in uno dei luoghi più suggestivi che si possano visitare in questa bellissima regione.
Certaldo alto è un piccolo borgo con tre porte di accesso, chiamate Porta al Sole, Porta Alberti e Porta del Rivellino, le quali paiono degli stargate che ti proiettano in un’altra dimensione, in un’altra epoca.
L’arrivo della funicolare è in corrispondenza della Porta Alberti, col suo arco gotico, che prende il nome da una delle più potenti casate nobili della zona. Qui l’atmosfera è incantevole, un prodigioso senso di pace ci accoglie e man mano che i nostri passi si incamminano, anche la nostra fantasia comincia a regalarci dei sogni proiettati in questo magico ambiente.



Il borgo si apre dinanzi ai nostri occhi attraverso la via principale del paese, ovviamente denominata via Boccaccio, dalla quale si diramano vicoli, case, terrazze come fossero nervature di una gigantesca foglia e da cui svettano alte torri, simboli del prestigio delle famiglie nobili di allora.

Certaldo, via Boccaccio
Passiamo sopra la pavimentazione in cotto a spina di pesce e quasi ci pare di compiere un sacrilegio calpestando tanta perfezione in una pavimentazione. Non a caso questo borgo ha preso il riconoscimento di Bandiera Arancione, per la sua eccellenza turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano.
Giovanni Boccaccio e Certaldo
Questo piccolo borgo è la patria di uno dei più illustri poeti e narratori del XIV secolo, ovvero Giovanni Boccaccio, il quale fa parte delle cosiddette “Tre Corone” illustri della letteratura italiana, assieme a Dante Alighieri ed a Francesco Petrarca. Viene tutt’oggi definito come il maggior prosatore europeo del suo tempo, data la sua indole di scrittore versatile che amalgamò tendenze e generi letterari diversi, facendoli confluire in opere originali, grazie a un’attività creativa unica ed esemplare.

Certaldo, Giovanni Boccaccio
Il Boccaccio nacque a Certaldo nel 1313, pare da una relazione clandestina fra il mercante fiorentino Boccaccino di Chellino con una donna di umilissima famiglia del paese, alla quale tuttavia egli assegnò nella propria biografia un fantasioso titolo nobiliare, per immaginare di essere lui stesso il discendente di una casata di alto rango. Passò l’infanzia e l’adolescenza a Firenze e a Napoli dove potette seguire e terminare i suoi studi, seppur in forma di autodidatta. Fece poi ritorno a Firenze, con delle tappe a Forlì e Ravenna ma senza mai distaccarsi da Certaldo.
La fervida immaginazione unita ad un occhio estremamente attento alle vicende di quel 1300 così movimentato, lo portò a scrivere diverse novelle e commedie, con quello stile italico-volgare che suscitò una marea di critiche ma anche di ammirazione.
Nel 1347 imperversò in tutta l’Europa la terribile Peste nera, che annientò oltre la metà della popolazione e provocò la morte di molti suoi amici e parenti. Ritiratosi a Certaldo, fu proprio durante la terrificante pestilenza che Boccaccio elaborò l’opera che sarà l’opera omnia narrativa della novellistica occidentale, cioè il Decameron, che completò probabilmente nel 1351.
Il Decameron
È considerata una delle opere più importanti della letteratura del Trecento europeo, fu capostipite della letteratura in prosa scritta in volgare italiano.
Boccaccio nel suo Decameron raffigura l’intera società del tempo, integrando l’ideale di vita aristocratico, basato sull’amor cortese, la magnanimità e la liberalità con i valori tipici a cui si cominciava a dare un forte peso: intelligenza, intraprendenza, astuzia.
Insomma, il Decameron è un capolavoro in cui si allinea l’intero codice etico dell’essere umano di allora, costretto ad affrontare situazioni in cui si richiede l’ingegno per superare le difficoltà della vita.
Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre uomini, che per quindici giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla Peste nera che in quel periodo imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle novelle di taglio spesso umoristico e con frequenti richiami a quell’erotismo idilliaco, arcadico, pastorale, tipico del tempo.
Per quest’ultimo aspetto, il libro fu tacciato di immoralità e fu definito scandaloso, ed in molte epoche venne censurato o comunque non adeguatamente considerato nella storia della letteratura italiana. Per quegli anni certo dovette rappresentare una… diabolica novità: un nuovo stile letterario, e poi il contenuto con l’ardire di scrivere di faccende erotiche, mentre allora non era neppure concesso esprimerle verbalmente, perché si rischiava la scomunica. Fantastico ed avveniristico comunque, volendo potremmo definirlo estremamente autobiografico, in quanto nel testo si evince molto chiaramente l’indole e la creatività fiabesca del Boccaccio.
Eh si, la memoria magari un poco incerta ci rimanda a quei tempi, ed allora i nostri passi continuano a percorrere nuovamente le vie rosse di questo luogo che pare un immenso set cinematografico a cielo aperto.
Certaldo, paese di nobili
Basta un po’ di fantasia per immaginarsi proiettati nel 1300, scoprire le case dei nobili con le loro torri ed i loro cortili interni protetti da pesanti grate alle finestre sul piano strada, od alleggerite ai piani superiori da elegantissime bifore ad arco acuto a valorizzare il gotico toscano, e chiuse da massicci portoni di solidissima quercia.







Colpisce il fatto che siano parecchi gli edifici nobili rispetto al paese, li trovi un po’ dappertutto lungo la via, segno che per quei tempi Certaldo alto era una zona esclusiva e residenziale delle famiglie più potenti ed agiate della zona. Infatti, lo stesso Boccaccio scrive:
«Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un castello di Val d’Elsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque picciol sia, già di nobil uomini e d’agiati fu abitato».
Oggigiorno tanti di questi meravigliosi palazzi sono adibiti ad attività ricettive per il turismo. Costruzioni a più piani delimitano questa strada dritta che pare finire davanti al Palazzo Pretorio che si staglia sullo sfondo, imponente con la sua torre appartenente al Mastio del primitivo castello degli Alberti.

Certaldo, Palazzo Pretorio
Giardini e terrazzi si contendono i migliori scenari sulla val d’Elsa sottostante e grandi orci in terracotta delimitano gli spazi ornando il cammino con le loro piante esotiche, seguiti da vasi semicircolari appesi ai muri, dalle figure grottesche ed apotropaiche.



Proseguendo verso il Palazzo Pretorio alla nostra sinistra si legge una targa che ci indica la casa natale di Boccaccio, che qui abitò fino alla sua morte avvenuta nel 1375; oggi la casa è adibita a Museo ed oltre ad antichi arredi si trovano un centro studi e una preziosa biblioteca che conserva diverse edizioni del Decameron.
Proseguendo, scorgiamo una piccola chiesa in stile romanico titolata ai SS. Michele e Jacopo, nella quale riposano le spoglie del Boccaccio, sotto una lastra marmorea posata sul pavimento, riproducente a forma di bassorilievo le sembianze del novelliere.



Accanto alla chiesa c’è un Museo di Arte Sacra che al momento della nostra visita non era accessibile, ma che ci è stato detto contenere oggetti preziosi di sicuro interesse per gli amanti del genere.
Si staglia davanti a noi sempre più imponente il Mastio del Palazzo Pretorio, con la magnifica loggia del mercato sottostante, affrescata coi simboli della vita di Certaldo.
Il Palazzo Pretorio rappresenta il fulcro sociale del borgo medievale, al suo muro di facciata sono appesi gli stemmi delle famiglie nobili più importanti. Il cortile interno grazie alla creatività locale è diventato oggi un giardino che ospita una sala da tè giapponese. La via a questo punto piega a destra e discende fino all’ultima Porta detta del Rivellino, costeggiando l’ultima alta torre.





Certaldo alto non è solo una “bomboniera” di singolare bellezza, ma offre anche attività ricettive interessanti: ogni anno nel mese di luglio per cinque giorni si svolge Mercantia, festival internazionale del teatro di strada, con spettacoli, saltimbanchi, musica e artigianato artistico locale. A settembre invece si rivive l’anima trecentesca del borgo grazie ad una tradizionale rievocazione storica e teatrale ispirata alle novelle del Decameron, in omaggio alla grandezza intramontabile del Boccaccio.
Il borgo termina qui, non ci resta che tornare indietro rivisitando sui nostri passi le emozioni che abbiamo vissuto quest’oggi. Decidiamo di fermarci per pranzo a Da Messer Boccaccio, un locale che ha disposto i tavoli in un suggestivo cortile anch’esso medievale, sotto le ombrose chiome di un maestoso Cerro pluricentenario.
Si varca una originale cancellata in ferro battuto, oltre la quale un letto di ghiaia fine scricchiola allegramente sotto i nostri passi trasmettendoci un senso di gioviale amenità. Il posto è all’insegna della serenità e dell’ospitalità. I proprietari ci fanno sentire subito a nostro agio e con squisito bon ton ci guidano verso la scelta dei cibi e delle bevande. Queste ultime tutte di buonissimo livello, creazioni di sorprendenti cantine talmente ben inserite in un terroir tipico ed esclusivo da lasciare al palato un gusto inconfondibilmente unico e sinceramente superlativo.
Superiamo con difficoltà un enorme tagliere di formaggi e di affettati misti squisiti, leccornie della tradizione locale, dal quale ci siamo fatti attrarre; in effetti dopo questa portata ci sentiremmo già abbondantemente sazi. Ma andiamo ancora oltre, per gustare altri piatti tipici di questa cucina senese dalle campestri origini, povere forse, ma anche arricchita magistralmente da rielaborazioni raffinate ed attraenti, per la vista e per la gola.
Così, si conclude la nostra prima visita a Certaldo alto, i nostri piedi dovranno camminare parecchio per farci assimilare tutto quel bendidio che abbiamo avuto la fortuna di gustare, ma il cammino sarà comunque leggero, perché si accompagnerà ai nostri freschi ricordi ed alle spettacolari emozioni che questo piccolo borgo ci ha donato. A presto, suggestivo paese rosso…
Per informazioni aggiornate su eventi, orari e biglietterie potete visitare il sito ufficiale del comune di Certaldo.