Parco Natura di Migliarino, Tenuta di San Rossore

Cos’è la Tenuta di San Rossore?
Innanzitutto essa è un insieme di emozioni sensoriali, è respirare aria balsamica a pieni polmoni, è vivere un’esperienza immersi nella Natura, nei suoi profumi e nei suoi colori, dentro un’area che si estende tutta attorno a noi e spazia verso l’infinito, in un caleidoscopico paesaggio di boschi e di prati.
Dalle porte di Pisa ad Est sino al limpido mare della costa tirrenica verso Ovest, dal lago di Massaciuccoli a Nord sino quasi a lambire Livorno a Sud, questi sono i confini territoriali del Parco Natura di Migliarino, dentro il quale si trova la Tenuta di San Rossore, epicentro del nostro cammino odierno.
Per farsi un’idea della vastità del Parco di Migliarino, è bene sapere che esso è suddiviso in sei vaste aree, tutte visitabili separatamente.
Da nord a sud troviamo:
- La Macchia Lucchese con la Villa Borbone;
- La Tenuta del Lago di Massaciuccoli con un’importante Oasi LIPU e la casa-museo di Giacomo Puccini;
- La Tenuta di Migliarino che dà il nome a tutto il comprensorio;
- La Tenuta di San Rossore che ci apprestiamo a conoscere;
- La Tenuta di Tombolo, con un’Oasi WWF;
- infine La Tenuta di Coltano con la sua Villa Medicea.
L’intero Parco Natura di Migliarino copre una superficie di oltre 23.000 ettari.
San Rossore è considerata il più rilevante ambiente naturale all’interno del Parco, il cuore di questo meraviglioso scorcio di Toscana.
Un rapido cenno storico: realizzata dai Medici verso la metà del 1500, fu appartenuta ai vari sovrani del Granducato di Toscana e poi passata allo Stato unitario italiano nel 1861 e goduta prima dai Savoia e poi dai Presidenti della Repubblica fino a quando Oscar Luigi Scalfaro l’ha ceduta alla Regione Toscana nel 1999, diventando Parco Regionale. Il quale, estendendo le sue pertinenze fino all’Area Marina Protetta Secche della Meloria, è stato insignito del “Diploma europeo delle aree protette” nel 2005.
Nei suoi caseggiati settecenteschi sono stati allestiti punti di ristoro tra cui bar, ristorante ed alimentari con prodotti tipici della zona, ed una foresteria per tutti coloro che desiderano sostare per più giorni, esplorando la grandiosa bellezza di tutte e sei le aree.
Ed i nostri blueboots partono proprio dalla Tenuta di San Rossore, facilmente raggiungibile da Pisa attraverso l’ingresso detto “della Sterpaia”.
Ettari su ettari di Natura, di profumi intensi e di colori riposanti ci accolgono offrendoci una istantanea sensazione di pace.

San Rossore, dettaglio del bosco
Entrando, si deve percorrere un ombroso viale alberato in direzione obbligata, in quanto esso corre ad anello tutt’attorno ai fabbricati detti delle Cascine vecchie, dove ci sono i ristori, la foresteria ed il centro visite.
Alla nostra destra scorgiamo gli Ippodromi, fra prati curatissimi ed aree di sosta per il pic-nic. Grazie al clima mite ed alla ricchezza di foraggi, proseguendo verso Nord lungo l’ippodromo, si trovano allevamenti di cavalli selezionati da riproduzione e da corsa, provenienti dall’Europa centro-nord e dai Paesi Arabi.
Non si vede l’ora di scendere dall’auto e percorrere i primi passi verso questo mondo arcadico, prestigio della Regione Toscana, per scoprire la solennità dei suoi boschi secolari.
Scorgiamo subito un viale alberato lunghissimo che praticamente taglia in due la Tenuta di San Rossore da Nord a Sud, raggiungendo altri casolari detti Cascine nuove, adibiti agli alloggiamenti dei dipendenti del Parco ed alle loro relazioni sociali.
Questo viale divide i prati, i pascoli ed i seminativi da un lato, dai fitti boschi sul lato opposto.

San Rossore, viale detto delle Aquille Randagie
Da questo viale si dipartono alcuni dei percorsi segnalati per le escursioni, noi siamo partiti proprio da questi. Le escursioni si possono effettuare a piedi, in bici od a cavallo, oppure a bordo di carrozze settecentesche, previa prenotazione e solo in alcuni giorni.
Un caldo sole ci accompagna lungo i sentieri sterrati dai quali ogni tanto compaiono segni di ancestrali lastricati; i nostri passi ci guidano fra muraglie di altissime latifoglie, regalando al nostro passaggio un magico gioco di luci ed ombre, mentre ci godiamo il contorno di frassini, ontani, querce, pioppi, carpini ed olmi.



Un fitto sottobosco stende un morbido tappeto sotto di noi, terreno ideale per la crescita di funghi e tartufi. Il polline in questo periodo imbianca il suolo come fosse neve e sembra proprio di assistere ad una suggestiva ed intensa nevicata fuori stagione, col polline delle latifoglie leggermente sospinto dal vento.
Man mano che ci si avvicina al mare, lo scenario improvvisamente cambia aspetto e si apre alle imponenti chiome sempreverdi dei pini marittimi e dei pini pinea (da pinoli), accompagnati da sporadici lecci.

San Rossore, viale della Scaletta
Sembra di entrare in un mondo incantato, i tronchi secolari sono come possenti giganti che gettano ombra e protezione a chiunque si riposi accanto alle loro radici, siano essi uomini od animali.
La Natura qui a San Rossore è selvaggia, riporta alla mente le sensazioni provate dall’uomo primitivo negli insediamenti paleolitici dell’Europa temperata, e ricorda la sua forza grandiosa facendoci soffermare su alcuni di questi giganti schiantati, alcuni crollati assieme alle loro radici divelte, che oscurano alla nostra vista persino il cielo tanto sono imponenti.

San Rossore, viale della Scaletta
Altri di questi giganti sono spezzati quasi alla base, con le possenti fibre ancora attaccate alla parte terminale del fusto, non se ne capisce la causa… forse un vento biblico, una furia devastatrice…ma allora perché solo uno su cento? O forse un fungo, un parassita, però non si direbbe, perché le fibre del midollo sono apparentemente ancora sane ed ogni tanto dalle ferite spunta qualche ramoscello con le foglioline attaccate, simbolo della vita che continua. Mistero.
Mistero sì, che però serve ad aumentare la sensazione fantastica che si prova attraversando questi meravigliosi boschi.
Il cammino, come si sa, è un po’ un simbolo allegorico della vita, dove ogni passo compiuto aumenta le proprie emozioni e le proprie conoscenze.
Ci sono situazioni nelle quali ci sentiamo esortati a camminare, non si sa chi o cosa ci stia trasportando, una forza ignota ci spinge sempre ad andare avanti ed a vivere nuove e diverse sensazioni. Magari l’obiettivo è solo quello di scoprire noi stessi passo dopo passo… non si sa dove ci condurrà, ma sappiamo intimamente che ci farà progredire lungo il cammino.
E camminare in mezzo a questi boschi secolari ci ha creato anche queste emozioni trascendenti, quasi oniriche, a patto di riuscire a percepire la perfetta sintonia armoniosa fra noi e la Natura che tutto intorno accompagna i nostri passi.
E scoprire ancora una volta che il vero obiettivo del cammino della vita è soprattutto imparare a conoscere sé stessi.
In certi momenti il silenzio è irreale, sembra quasi che qualche magica entità dei boschi ci osservi, ne avverti la presenza sino a quando il sogno è interrotto dai mille richiami gorgheggianti e melodici degli uccelli. Merli, gazze, colombacci, corvi, ghiandaie, calandrelle, forapaglie, ed altri passeriformi, che si danno un gran daffare per richiamare una compagna.
E’ maggio, un periodo di fortissime pulsioni amorose per tutte le forme di vita ed ognuna ha i suoi caratteristici richiami, che colorano l’animo di chi come noi ha l’occasione di ascoltarli. Chi è più fortunato e paziente, proprio in questo periodo può osservare la presenza di trampolieri, presenti nelle zone palustri a ridosso della fascia costiera, così come diverse specie di anatre ed una rara testuggine palustre.
Un gruppo di daini ci osserva senza timore lasciandoci avvicinare fino ad una certa distanza, scrutandoci e valutando ogni nostra mossa con quegli occhioni sempre attenti.





Oramai sono abituati al contatto con l’uomo e se per caso li incontri proprio nel momento in cui stai sgranocchiando dei crackers, essi si avvicinano ingordi e spingono la tua mano col muso dolcissimo per reclamare un po’ di cibo. Che offriresti loro volentieri, pur sapendo tuttavia che non è una buona norma, anche se loro sembrano abituati a ricevere qualche boccone. Di sicuro è bene utilizzare tatto e buonsenso…
Li osservi da vicino, stabilisci un contatto gentile con loro, senza timore, senza ansia, contempli le loro ciglia lunghissime, il naso umido, il manto morbido e le zampe sottili e scattanti, il codino nervoso, mentre accarezzi il loro palco vellutato.
Non solo daini, nel Parco di Migliarino sono presenti anche altri mammiferi come il cinghiale, la volpe, le martore, i conigli, gli scoiattoli ed i ghiri, oltre che rarissime istrici.
Un insieme di creature che costituiscono un trionfo di biodiversità a livello di mammiferi difficilmente ritrovabile nelle restanti foreste e nelle pianure dell’Europa temperata mediterranea!
Non è stata segnalata sino ad oggi alcuna presenza di super-predatori come il lupo, ciò consente agli altri animali di vivere con una relativa tranquillità, specie per i mammiferi di grosse dimensioni.
Una curiosità: per oltre trecento anni la Tenuta di San Rossore ha ospitato anche dei dromedari, introdotti nel 1622 dal granduca Ferdinando II dé Medici. Trovatisi a proprio agio sono stati usati per tutti questi anni per certi lavori agricoli; l’ultimo esemplare discendente della prima progenie scomparve per cause naturali nel 1960. Nel 2014 tuttavia sono stati reintrodotti due femmine ed un maschio ancora cuccioli, che la Tenuta si augura possano a loro volta riprodursi.

San Rossore, lucertola che si gode il sole primaverile
Qualche biscia, lucertole, tartarughe di terra, splendidi ramarri e gechi sono i rappresentanti dei rettili, mentre rospi, rane, raganelle e tritoni sono gli anfibi presenti nella Tenuta. Ma la classe più numerosa è senza dubbio l’avifauna. Oltre agli uccelli già citati, si possono udire i canti di cinciallegra, cinciarella, cardellino, fringuelli, pettirosso, luì piccolo, codibugnolo, picchio muratore e capinera.
Chi è appassionato di ornitologia e di birdwatching qui troverà sicuramente “pane per i suoi denti”.
E questi sono solo alcune delle specie stanziali, ma ci sono anche specie di uccelli migratori come rigogolo, assiolo, usignolo, averla, cuculo, upupa, tortora selvatica,…. e rapaci tra cui l’ allocco, civetta, gufo comune, barbagianni, nibbio e poiana, falco pellegrino ed il gheppio, che nidificano fra le alte fronde dei maestosi alberi, al limitare delle praterie nelle quali è più facile cacciare.
Un’altra suggestiva caratteristica è il tambureggiare dei picchi (picchio rosso maggiore e picchio verde). Tra i luoghi più importanti per questi ambienti ci sono i prati tra Cascine Nuove, Cascine Vecchie (compresi i boschi di latifoglie ad ovest) e la Sterpaia.
Vi è piaciuta la gita nella Tenuta di San Rossore? Per adesso i nostri blueboots si riposano un pochino, ci sentiremo prossimamente. E’ una promessa.
Per maggiori informazioni su visite, sentieri e attività nel Parco di Migliarino visita il seguente link.
Scarica la App Ufficiale del Parco di Migliarino:
Splendida descrizione, dettagliata e capace di portarti nella tenuta anche solo leggendo. La prossima volta che andrò a Pisa, non mancherò a visitare la tenuta di San Rossore.