Campiglia Marittima, l’Autentica

Vi state accorgendo senza dubbio che i nostri passi vi invitano a camminare assieme a noi attraverso le rotte meno turistiche della Toscana, per valorizzare quei borghi magari meno conosciuti e medievali of course, distanti dalle località di maggior interesse.
La scoperta di angoli incantevoli, di panorami mozzafiato, di scorci di rara bellezza per di più ricchi di arcaica autenticità, per il turista di passaggio significano approfondire le proprie conoscenze, ampliare le proprie emozioni, valorizzare sé stessi rendendo il giusto merito anche a questi borghi che risultano più nascosti fra le pieghe e le cime dei poggi toscani.
Campiglia è uno di questi borghi che, anche se inconfondibile alla vista, solo in questi ultimi tempi ha suscitato un notevole interesse turistico.
Cenni storici
Sino alla metà del secolo scorso infatti lo sguardo degli stessi turisti era del tutto rivolto al prospiciente Mar Tirreno coi suoi colori azzurro-indaco ed alla bellissima Costa degli Etruschi, con le sue spiagge dorate e le sue pinete ombrose, queste ultime anche un meraviglioso esempio di bonifica litoranea, capace di offrire un riparo alle rigogliose coltivazioni dell’entroterra.
Per chi non la conoscesse ancora, Campiglia Marittima è nella provincia di Livorno, arroccata su una delle Colline Metallifere che fronteggiano il mare, al limitare settentrionale della Val di Cornia, nel cuore della Maremma toscana.
Ci soffermiamo adesso come sempre su alcuni cenni storici, per capire l’evoluzione del borgo nel corso dei secoli.
Il suo nome viene attestato per la prima volta nell’anno 1004 e deriva dal latino Campus (Campo), mentre la specifica di Marittima venne emessa solo nel 1862, per ricordare la sua ubicazione maremmana (in latino : Maritima = della Maremma).
L’insediamento comunque era già presente nel periodo etrusco e romano, grazie alla ricchezza dei minerali presenti nel sottosuolo, il cui sfruttamento sin dai tempi remoti è ancora presente nel vicino Parco Archeo-minerario di San Silvestro. Oggi infatti sono visitabili nei pressi del paese i forni fusori e i pozzi minerari che gli Etruschi utilizzavano per attingere alla ricchezza dei metalli della zona.
Dall’ XI secolo si hanno le prime testimonianze di fonti scritte che parlano dell’insediamento urbano di Campillia. Infatti il primo documento ufficiale che nomina Campiglia è del 1004: è l’atto del conte Gherardo II della Gherardesca, potenti nobili locali di origine longobarda, che dona al monastero di S. Maria di Serena, vicino a Chiusdino (per chi ci segue: ricordate? Il luogo di nascita di San Galgano), la metà del castello di Campiglia con il suo territorio e la chiesa, insieme a quote del vicino Castello di Monte Calvi (ora Rocca di San Silvestro).
Il borgo di San Silvestro
Lasciamo un attimo l’abitato di Campiglia, per accennarvi dell’importanza storica che ebbe proprio il vicino borgo di San Silvestro, nato per le esigenze estrattive dei minerali di cui la zona è ricchissima, dominato dai ruderi della sua chiesa e della sua maestosa Rocca.
L’attuale Rocca di San Silvestro (anticamente denominata Rocca di Palmento), situata sulle pendici del Monte Calvi, merita un accenno a parte per il suo notevole interesse culturale, come di sicuro merita superare il notevole dislivello per ammirarlo da vicino.
Il borgo e la Rocca sono raggiungibili solo a piedi, sono diversi i percorsi che si snodano lungo i pendii del Monte Calvi.
La strada che a noi è sembrata più interessante si percorre partendo dalla stazione di arrivo del trenino del Parco Archeo-Minerario di San Silvestro.
La Rocca di San Silvestro porta i resti di un villaggio fortificato, fondato nel X-XI secolo, dalla famiglia dei Della Gherardesca per controllare le miniere di rame, di piombo e di argento della zona, sfruttate fin dall’epoca etrusca. Il villaggio conserva una parte alta cintata dalle mura, con la residenza signorile e la Chiesa (dedicata a San Silvestro, da cui il successivo nome dell’abitato), e il borgo inferiore, difeso da un’altra cinta in pietra e dotato di strutture produttive (frantoio, forni).
La lavorazione del ferro si svolgeva invece al di fuori delle mura. Dal XII secolo i Della Gherardesca ne disposero l’appartenenza alla famiglia dei Della Rocca , così l’abitato poté vivere un periodo di risveglio economico. Le mura vennero ricostruite e dotate di una porta fortificata con scalinata antistante, mentre il palazzo signorile si arricchì di una nuova torre e cisterne; anche la chiesa venne ingrandita. Alla fine del secolo, tuttavia, le attività minerarie iniziarono a decadere e il borgo si spopolò fino al definitivo abbandono nel XIV secolo.
Resta ancora oggi un sito di importante interesse turistico-culturale, quale esempio feudale di uno dei rarissimi borghi legati ad uno sviluppo “protoindustriale”, estrattivo e manufatturiero, dominato dai ruderi della sua imponente fortificazione.
Di notevole interesse è Il frantoio presente sotto i resti della Chiesa: è uno dei pochi frantoi di epoca medievale finora rinvenuti; è stato fondamentale, quindi, per ricostruire il ciclo produttivo dell’olio di un villaggio basso-medievale.
La particolare posizione del frantoio, direttamente al di sotto della Chiesa e dell’area signorile, indica il diretto controllo dei signori nella produzione dell’olio che, utilizzato sia come alimento che come combustibile delle lucerne, rappresentava un bene prezioso e fondamentale per la vita di tutto il villaggio minerario.
Quindi, si può dedurre che questo borgo condivise per più di due secoli l’importanza della stessa Campiglia, se non fu forse anche superiore ad essa.
Attorno a Campiglia Marittima
La via che i nostri passi hanno percorso è impervia ed affascinante allo stesso tempo. Una salita ripida circondata dalla macchia mediterranea e formata da uno stretto viottolo, ci ha portati a scoprire lungo il cammino importanti resti archeologici minerari e sorprendenti meraviglie botaniche come l’Orchidea selvatica. Se anche voi avrete l’occasione di visitare questi luoghi verso marzo-aprile, scoprirete un’intera costellazione di fiori coloratissimi, fra i quali spuntano delle meravigliose orchidee, che non ti aspetteresti mai di vedere salendo verso San Silvestro.
Così la leggenda è arrivata sino ai nostri giorni, così abbiamo scoperto l’arcano motivo per cui i fianchi del monte ne sono così ricchi….
Dopo aver visitato il castello di San Silvestro, per tornare verso Campiglia si può prendere la Via delle Fonti. La Via delle Fonti è un itinerario tra i boschi e le radure, che unisce l’ingresso del Parco Archeo-minerario di San Silvestro con il paese di Campiglia Marittima, passando fra i resti dell’acquedotto ottocentesco e le fonti che rifornivano Campiglia fino a poco tempo fa.

Quindi, Campiglia Marittima è ampiamente godibile anche come base per organizzare la vostra vacanza con una serie di escursioni tutte a portata di mano: avrete la possibilità di farvi una cultura autentica e profonda, limitando gli spostamenti e soggiornare in una zona dove regna la pace e la tranquillità. Ma allo stesso tempo, il centro storico di Campiglia Marittima merita senza dubbio una visita, grazie al suo patrimonio di strutture medievali e al bellissimo panorama dei dintorni, di cui vi abbiamo già anticipato qualcosa. E adesso ve lo raccontiamo.
Dentro Campiglia Marittima
Il borgo antico di Campiglia è costituito da un antico castello medievale, al quale ancora oggi si accede attraverso tre storiche porte inserite nella cinta muraria, ovvero la Porta Ribellino, rivolta a sud-ovest ed affacciata sul mare, è la principale porta d’accesso a Campiglia.
Le altre due porte sono Porta Pisana, rivolta a nord-ovest, ricostruita nel XVI secolo; ed infine la Porta Fiorentina, col suo arco ad ogiva rivolto verso l’esterno e ad arco ribassato all’interno della porta stessa. Sopra l’arco campeggiano quattro stemmi: lo stemma di un ramo della famiglia dei Della Gherardesca, lo stemma di Pisa (croce pomolata), lo stemma di Firenze (giglio), lo stemma di Campiglia (levriero rampante).
Nel borgo si respira davvero un’ aria di altri tempi: le stradine strette che confluiscono nella piazzetta principale del paese, botteghe di prodotti locali, dalle quali escono i profumi soavi della tradizione agroalimentare della zona, che confondono ed ingolosiscono il palato e la vista, la semplice ed autentica cordialità degli abitanti, tutto ciò rende l’atmosfera deliziosamente armoniosa.

















Sito nel cuore del centro storico, lungo una delle vie principali si erge il Palazzo Pretorio, maestoso testimone della dipendenza di Campiglia da Firenze e Pisa, nonché simbolo del potere politico e militare, poiché costruito per ospitare la residenza di Rettori, di Capitani successivamente, inviati dapprima dalla Repubblica di Pisa e successivamente da quella di Firenze al fine di gestire il territorio.
La facciata, caratterizzata dalle due grandi arcate in calcare bianco e grigio che si aprono al piano terra e conservano su una mensola di imposta un’epigrafe che data la ricostruzione dell’edificio al 1246, mostra i 65 stemmi dei Capitani del Popolo che si sono succeduti. Sul lato destro svetta la torre dell’orologio, caratterizzata da un campanile a vela.
Da pochi anni l’intero palazzo è stato sapientemente restaurato e ad oggi ospita nei piani superiori un considerevole archivio storico ed un museo, all’interno del quale sono custoditi reperti resi dal recente scavo archeologico della Rocca del paese, ed anche una graziosa biblioteca per i ragazzi campigliesi.
A proposito della Rocca, se ne intravvede la sagoma che si erge imperiosa sulla sommità del colle. Una ripida salita accompagna i nostri passi fin lassù, accostandoci ad alcuni tratti delle antiche mura e resti di torrioni, finché una scalinata ci permette di superare l’ultimo dislivello per portarci alla base della Rocca.








Siamo sul punto più alto di Campiglia e dalla sommità di questo colle davanti a noi si apre un panorama incantevole, che spazia dalla veduta totale del magnifico Golfo di Follonica, alle isole dell’arcipelago toscano, soprattutto l’Elba, Capraia, Pianosa e Montecristo, mentre laggiù in fondo, oltre i riflessi blu del mare, si vedono gli aspri monti della Corsica.




Per chi ne fosse interessato, Campiglia Marittima offre anche un Museo di arte sacra, sotto la Chiesa di San Lorenzo nella sottostante Sala delle Volte, un tempo edificio medievale. Il Museo ospita oggetti del culto legati a diverse epoche storiche, interessante è una rarissima colonna ofitica (a forma di serpente, di arte longobarda), della quale ne esistono pochissimi esemplari e, forse, questo è l’unico in Toscana.
Il complesso della Rocca comprende un torrione a pianta trapezoidale, originariamente strutturato su diversi piani, un palazzo adibito a residenza signorile che presenta una bellissima ed attraente bifora in marmo, la cui suggestione viene immortalata dalle numerose fotografie dei turisti.
Un’alta torre e una cisterna completano la pianta della Rocca. La prima menzione scritta della esistenza del complesso è del 1004, le strutture ancora oggi visibili risalgono al XII-XIII Secolo. La Rocca è stata riaperta al pubblico nel 2008, dopo un accurato restauro.
Oggi ospita anche il Museo della Rocca, nel quale vengono conservati alcuni reperti archeologici interessanti, ritrovati durante gli scavi e ricostruendo, attraverso elaborazioni grafiche e pannelli didattici, la storia del complesso e le sue successive trasformazioni avvenute nel corso dei secoli.
Per finire, concludiamo ricordando che anche Campiglia, come tutti i borghi medievali della Toscana, è vitale e ricca di manifestazioni turistiche e culturali durante tutto l’anno, anche se maggiormente concentrate nei mesi estivi.
Rievocazioni in costume, scene di vita medievale e degustazioni di piatti tipici e di prodotti della Val di Cornia, allietano queste feste locali per rendere ancora più suggestive le esperienze dei visitatori, ospitati sempre con la massima cortesia, usanza tipica del costume conviviale e secolare di questi ameni luoghi.
Per maggiori informazioni su eventi, esperienze e soggiorno sul territorio di Campiglia Marittima potete visitare il sito web di amacampigliamarittima.it.