L’eremo di San Galgano

L'Eremo di San Galgano
9,2 min readPublished On: 23 Giugno, 2022

Oggi visiteremo un luogo mistico, una suggestiva bellezza di Toscana immersa nella cornice verde della provincia di Siena, fra prati in fiore, pinete e boschi di latifoglie: l’Eremo di San Galgano.

San Galgano è un complesso contemplativo, ascetico, dove convivono tuttora sia le affascinanti leggende, sia la storia e l’architettura medievale, laddove la santità di un giovane, dapprima cavaliere dissoluto poi diventato un umile eremita e successivamente beatificato, ha arricchito la letteratura fantastica del tempo, continuando a richiamare interessi e scrittori sino ai giorni nostri.

Origini e locazione dell’Eremo di San Galgano

San Galgano infatti prende il nome da un certo Galgano, nato in un vicino paese chiamato Chiusdino verso la metà del 1100.
Il paese, ed il sottostante complesso sacro di San Galgano, si trovano sulla direttrice che da Siena (distante 30 km ca.) conduce in direzione Sud verso Massa Marittima, attraversando parte delle suggestive Colline Metallifere ed un tempo denominata via Maremmana.

I nostri passi invece sono partiti dalla costa etrusca, precisamente da Follonica, attraversando verso Est uno scorcio di Maremma per salire a Massa Marittima e proseguire il cammino verso San Galgano, attraversando ombrosi boschi ai margini di paesi medievali, a loro volta arroccati sui picchi più alti delle colline circostanti.

Questo suggestivo complesso, fra i più originali della Toscana, è composto da un eremo detto “La Rotonda” arroccato su una collinetta isolata e dai resti di una splendida abbazia cistercense, e qui spiritualità e storiografia si fondono col mistero ma anche con un’evidenza davvero insolita.

Ma andiamo per ordine, il nostro viaggio comincia nel 1148, anno della nascita di San Galgano. Quest’uomo, del quale raccontiamo le gesta nell’articolo San Galgano e la spada nella roccia si ritirò verso gli ultimi anni del 1100 a fare eremitaggio in questa bassa collina boscosa denominata ancora oggi Montesiepi.

Ciò che lo convinse a cambiare radicalmente il corso della sua vita, pare che fu opera di una o forse più visioni in cui gli apparve l’arcangelo Michele ad indicargli la via da seguire. Da questa bassa e boscosa collina parte tutta la storia del culto di San Galgano, infatti dopo la morte del santo fu edificato il famoso Eremo di San Galgano o Eremo di Montesiepi, detto anche “La Rotonda”, costruito sopra l’antica capanna dove il Santo visse gli ultimi anni della sua brevissima vita.

Questo piccolo complesso è costituito dalla chiesa, a pianta circolare, da un piccolo abside, da una cappella con gli affreschi del senese Ambrogio Lorenzetti, dall’atrio d’ingresso e da un piccolo campanile a vela di costruzione più recente. Salendo su per la collina, dopo un paio di curve la strada si apre sul piazzale antistante e l’eremo compare in tutta la sua sublime e mistica bellezza.

Simbologia nell’Eremo di San Galgano

L’Eremo di San Galgano è un luogo di pace da quasi 900 anni, il cui simbolo misterioso è posto proprio sul pavimento all’interno della chiesetta. Stiamo per scoprirlo.

Esternamente essa si eleva su tre livelli ornamentali: una base di pietra di tufo e travertino, un livello mezzano in cui si alternano fasce di pietra e di laterizi ed una sommità in soli laterizi, il tutto a creare un motivo ornamentale molto in uso in Toscana in quegli anni. Lo stesso motivo lo ritroveremo nell’abbazia adiacente, che visiteremo successivamente.

Eremo di San Galgano
Eremo di San Galgano

L’opera così fatta si staglia armoniosa tra l’azzurro del cielo ed il candore delle nuvole, elevandosi con dignitosa spiritualità al di sopra dei boscosi pendii. La chiesa originale era formata solamente dalla parte circolare poi nel 1200 venne aggiunto l’atrio di ingresso. Nel secolo successivo vennero aggiunti il campanile e la cappella detta del Lorenzetti. Mentre la canonica, anche se sembra coeva al resto del fabbricato, è settecentesca.

Alla chiesa si accede dall’atrio attraverso un arco a tutto sesto policromo, sopra il quale si notano uno stemma della famiglia dé Medici ed il cornicione in pietra con simboli (forse evangelici?) oramai consumati dalle intemperie.

Entrando, colpisce subito una lapide medievale posta a terra alla sinistra, con una scritta in latino che ricorda al pellegrino “che deve morire e che la vita è breve”, com’era in usanza in quegli anni bui, con l’intento così di innalzare l’interiorità, la coscienza e la fede per non precipitare nella dissolutezza e nell’oblio.

Alla destra nell’atrio si apre un locale, anticamente facente parte della canonica ed oggi adibito alla diffusione ed alla vendita di libri ed oggetti sacri di San Galgano, oltre a prodotti alimentari locali e di altri conventi limitrofi.

La spada nella roccia

Un antico e pesantissimo portone ci apre lo scenario dell’interno dell’Eremo di San Galgano, svelandoci anche il suo mistero.

Dal pavimento in cotto al centro della chiesa affiora una roccia, dentro la quale è conficcata un’antica spada, incastrata nella roccia da circa 900 anni e simbolo supremo della conversione del Santo.

Egli in un preciso momento rifiutò violenza, morte e distruzione e, secondo la storia e la leggenda, fece penetrare nel masso durissimo la sua spada simbolo delle guerre, per donarsi ad una vita spirituale ed eremita fatta di umiltà, di povertà, di pace e di preghiera.

Eremo di San Galgano - Spada nella Roccia
Eremo di San Galgano – Spada nella Roccia

Sbalorditivo. La prima impressione è di stupore sommesso, mille domande affiorano nella mente e mille ricordi delle nostre letture fantastiche vengono a galla, con un turbinìo di emozioni indescrivibili.

Ci si guarda intorno attoniti, scoprendo sul viso degli altri il medesimo stupore, potendo leggere le stesse domande impresse nelle altrui menti, proprio come nelle nostre.
Chi è più mistico, chi è più scettico, chi pensa che proprio qui possa essere nato il culto della “Spada nella Roccia” tanto caro alla letteratura fantastica anglosassone e chi invece pensa che sia solo una suggestione costruita per un turismo ingenuo in cerca di emozioni.

Ciò non toglie comunque la catena di emozioni che si avvertono, susseguenti a questa vista così insolita, ammantata di mistero ed incredibile da comprendere, che ha del miracoloso.

Noi non vogliamo esprimere opinioni in questo senso per non influenzare i visitatori, ma approfondendo l’argomento abbiamo scoperto che la spada è realmente un manufatto medievale e che è assolutamente incastrata tra le fibre della roccia. Scienziati, filosofi, teologi, storici, medici, radiologi… fior di esperti si sono confrontati per anni su questo argomento e la discussione è ancora in corso.

Di sicuro crediamo che questo mistero sia ragionevolmente ed emozionalmente valido per intraprendere il viaggio e raggiungere questo posto mistico.

Oltretutto questo complesso offre un’altra costruzione sacra, imponente ed anche molto esclusiva. Ne parliamo nell’articolo La Grande Abbazia di San Galgano.

La suggestione di quella spada nera infilata profondamente dentro quella roccia ci pone riflessioni una dietro l’altra. Proviamo a controllare lo stupore che ci assale, ma questo momento catartico non ci trasmette nulla di ragionevole. Le emozioni si accavallano ancora mentre tentiamo, sbalorditi, di osservare tutto attorno l’interno della chiesa, in cerca di altri misteri.

Innalziamo lo sguardo e vediamo la cupola formata da cerchi concentrici di laterizio e pietra, alternati gli uni con gli altri, a richiamare il motivo del livello mezzano dell’esterno.

Eremo di San Galgano cupola
Eremo di San Galgano cupola

La vista comunque è quasi ipnotica, sembra di guardare una descrizione della volta celeste dantesca, e forse questo potrebbe essere stato il pensiero dei costruttori i quali, come ben si sa, arricchivano sempre le loro opere con elementi esoterici.

Affreschi e altre leggende dell’Eremo di San Galgano

Nulla da fare, la visione di quella spada, lì, fissa nella roccia non ci lascia tregua nel pensiero, talmente forte è la suggestione che ci ha creato, neppure quando proviamo ad entrare nell’attigua cappella.

Gli affreschi del senese Ambrogio Lorenzetti da soli basterebbero a rendere interessante la visita all’Eremo di San Galgano, ma essi sembrano oramai coperti metaforicamente da una patina d’ombra, talmente è sfolgorante dentro di noi la visione di quell’antica spada, tale da oscurare tutto il resto.

In una delle lunette, alla sinistra entrando, si può ammirare una rappresentazione del Santo nell’atto di offrire alla Vergine un modello della spada ficcata nella roccia, accompagnato da un corteo di angeli e santi.

San Galgano vista panoramica dalla Rotonda
Racconti

In una teca, sempre nella cappella, sono visibili i resti ossei di due avambracci umani i quali, secondo la legenda, sarebbero appartenuti ad amici di gioventù del Santo saliti fin sull’eremo per denigrare, offendere e forse uccidere San Galgano.

Egli infatti prima di farsi eremita, era un nobile rampollo di una famosa famiglia aristocratica di Chiusdino, un cavaliere a quanto pare senza scrupoli né dignità, ed era solito colpire con la sua spada e sfruttare il popolo con arroganza e brutalità.

Aveva dei compagni, nobili come lui ed altrettanto crudeli, che rimasero sconcertati della successiva decisione del Santo, ritenendolo pazzo o, peggio, preda di oscure forze diaboliche. Salirono quindi una notte sulla collina di Montesiepi e lo trovarono in estasi dentro la sua umile capanna fatta di canneti, così provarono a martoriarlo con l’intento di ucciderlo.

La leggenda dice che a quel punto accorsero in suo aiuto un branco di lupi, i quali attaccarono ed azzannarono gli arti a quei malcapitati, spezzandoglieli e facendoli desistere dal loro obiettivo. In quella teca sono esposti quei resti come prova evidente del legame e della protezione che il Cielo aveva con il Santo.
Lasciamo la questione alle vostre riflessioni, limitandoci a raccontare solo quello che si tramanda da secoli.

Il calice rovesciato ed il Santo Graal

Uscendo all’aperto, osserviamo estasiati la piana sottostante e l’occhio volge alla meravigliosa abbazia che ci apprestiamo a visitare.

Ma diamo ancora un saluto all’Eremo di San Galgano, ripensiamo alla spada nella roccia, ci vengono a mente re Artù, Excalibur, i cavalieri della Tavola rotonda, Lancillotto, Parsifal, Galvano (o Galwain)… già… Galvano/Galgano, il Santo Graal e tutta la sua simbologia.

Tuttavia, il collegamento tra Galgano e il ciclo epico arturiano che si stava diffondendo in Europa esattamente in quegli anni, è forse più diretto di quanto si possa pensare.

Nella vallata adiacente a San Galgano, in epoca contemporanea, visse l’eremita Guglielmo di Malavalle, che secondo la tradizione era stato Guglielmo IX di Aquitania. Il conte aveva ospitato a corte i trovatori, ed era a propria volta un fine poeta.

Non è incongruo, quindi, che abbia portato in Toscana la leggenda della spada nella roccia, poi ripresa e sfruttata dai monaci Cistercensi, custodi della leggenda e del mito del Santo.

La fantasia adesso ricomincia a correre dietro ai ricordi della Letteratura Arturiana di Bretagna, insomma, non riesci a tenere a bada i pensieri mentre essi scorrazzano come cavalli imbizzarriti.
Guardiamo ancora la Chiesa e sembra un calice rovesciato, proprio come il Graal che racchiude qualcosa di immensamente spirituale, che da leggenda si trasforma in mistica realtà. La spada conficcata nella pietra a quel punto significa la fine del tanto sangue innocente versato, simbolicamente unito al sangue del Cristo nel sacro calice.

Ma queste sono solo nostre osservazioni, dovute alle tante emozioni vissute e che abbiamo tentato di descrivervi.

Adesso ci incamminiamo verso l’abbazia, scendiamo dalla collina di Montesiepi e passeggiamo su un bellissimo viale ombreggiato da profumate file di tigli e di cipressi.

Per informazioni su orari e biglietterie potete consultare il sito ufficiale del comune di Chiusdino.

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